Droga nei giardini a Sarno, la Cassazione non fa sconti al gruppo di pusher: condanne confermate
Confermate dalla Corte di Cassazione, col rigetto del ricorso presentato dalle difese, le sentenze d’appello emesse a carico dei samesi Pasquale Robustelli, Baino Gaudiello, Giovanni Stellato e della torrese Maria Cirillo, condannati in secondo grado per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Lo scorso 21 maggio i giudici della Corte d’Appello di Salerno avevano condannato Robustelli a 4 anni e 4 mesi, Gaudiello a 2 anni e 10 mesi. Stellato a 2 an ni e 10 mesi e Cirillo a 2 anni, 8 mesi e 20 giorni. La Cassazione- scrive la Città oggi in edicola- ha giudicato inammissibili i ricorsi proposti, ravvisando congruità, motivazione corretta e giusta quantificazione della pena per Robustelli, la cui difesa aveva anche lamentato carenza di motivazione da parte dei giudici, ravvisando giusto calcolo di pena e continuazione per Stellato, con ricorso definito “generico e slegato dalla concreta vicenda processuale”. Per quanto riguarda la Cirillo, la Corte ha stabilito corretto svolgimento del patteggiamento in appello, sia per pena che per motivi esaminati, con {’inammissibilità per la posizione di Gaudiello. La questione, per gli imputati condannati riconosciuti colpevoli di far parte di un gruppo di spaccio, fuori dal regime associativo, operante su Samo e zone limitrofe, è stata così integralmente confermata, avvalorando le scelte e l’iter seguito dai giudici di secondo grado, della Corte d’appello di Salerno. Il blitz fu eseguito dai carabinieri della stazione di Sarno nel dicembre 2017, al culmine di un lavoro di pedinamento, controlli a sorpresa, monitoraggio del giro dei clienti e consequenziali fermi per acquisire informazioni, con l’ausilio di unità cinofile specializzate nella ricerca di droga. Nelle telefonate e nei messaggi la droga, tipo crack e coca, era indicata con i nickname in codice di “mozzarelle” e “dolci”, con gli accordi e gli scambi pu- sher-acquirenti. I militari partirono dalla denuncia della madre di un giovane consumatore, con la donna pronta ad indicare i referenti che rivendevano stupefacenti al figlio, rompendo il silenzio e trovando aiuto rispetto alla dipendenza conclamata del ragazzo. I carabinieri in particolare effettuarono appostamenti decisivi alla villetta a strettoia Leiizara, divenuta market per la rivendita di dosi.





